mercoledì 29 agosto 2007

Cinema amatoriale, una «direzione Comune»

Un manifesto. Dichiarazione d'intenti e presa di posizione, più che un fortino una trincea nel deserto, logorio da I guerra mondiale, volontà di underground, con coscienza che gli alberi che per Brakhage avrebbero toccato il cielo non hanno (mai avuto) l'humus in cui svilupparsi.
Convinzione che il nemico (dichiarato: manipolatori carcerieri di immagini per professione, al soldo dello spettacolo), nascosto sotto la bagarre dei propri colpi appariscenti e rumorosi stia per esserne seppellito.
«Bisogna cercare di manifestare un atto, l'atto della rappresentazione, non la rappresentazione stessa». Innanzitutto un atto politico è il Breviario di estetica audiovisiva amatoriale che Fabrizio
Ferraro (gruppo amatoriale) ha pubblicato con DeriveApprodi. E in quanto tale che si fa manifesto in senso storico, non nella forma né in proclami da «setta di poeti estinti postumi», ma avanguardia strettamente «militare» che si insinua nel sistema cinema se non per deflagarlo quantomeno per decollocarlo (nessuna dislocazione) dal suo status (parolaccia sinéddoche) di arte spettacolo intrattenimento. Coscienti dell'apocalisse avanzata in atto, (con Welles) non siamo sull'orlo di un abisso ci siamo dentro, il gruppo supera la tattica tabula rasa propria dell'avanguardismo novecentesco e cerca appigli e compagni nella filosofia di Leibnitz e Spinoza, Wittgenstein e Simone Weil (su cui il gruppo girerà il prossimo film). Prima ancora del breviario il gruppo amatoriale era già passato alle vie di fatto, superando eticamente e politicamente lo iato tra teoria e azione proprio a gran parte del movimento marxiano di lingua italiana in cui affondano le loro radici: è l'azione l'ideal (finalmente!). Nel novembre 2006 Le variazioni del Signor Quodlibet, prima opera a firma collettiva con dedica a Monteiro, è stata presentata al Torino film festival, riferimenti estetici evidenti: Fernando Birri Huillet/Straub (a cui il libro è dedicato), punti di sostegno per toccare Godard, Renoir, Bela Tarr, Brecht: «Il realismo non fa vedere ma rende visibile, scava. (...) Il naturalismo ha paura del falso perché è falso e sottomette alla delega e alla passività». Questo in sintesi l'approccio etico-estetico, nessuna delega (azione diretta) all'immagine, che deve farsi sintesi di uno scontro con l'universo voluto e affrontato come pluriverso. L'Amatoriale è inteso in senso politico, massimalista, legato al contingente, contrapposizione allo specialismo e all'accumulo capital-spettacolare, ricerca di una «dimensione Comune» (quella di Parigi) che passi attraverso la «pochitudine» piuttosto che le moltitudini. Una miriade di film la cui diffusione sarà circoscritta, film per pochi, fatti con loro e per loro. Siamo da tutt'altra parte rispetto ai pensierini global e local, i «ni» e i forse... in direzione ostinata e contraria all'ecumenismo veltroniano delle feste del cinema con tutti e per tutti: per il gruppo amatoriale con l'evento si intende la rottura immediata di ogni linearità, l'abbandono del prestabilito. Curioso che il gruppo prenda distanza dall'amatoriale di Brakhage, letto come ripiegato sul privato familiare; mi permetto di aggiungere che Brakhage scrive anche, tra l'altro, «creatore e spettatore uniti nella ricerca, un ideale di religione anarchica dove tutti sono sacerdoti che danno e ricevono, o piuttosto stregoni o meglio streghe...». Amatoriale è anche essere sciolti nel vento, nessun legame; se questa macchina arriverà a incontrare Rossellini e essere davvero ammazzacattivi allora saremo condannati a morte nel nostro quieto (non) vivere.
di Fulvio Baglivi / Il Manifesto, 18 agosto 2007

1 commento:

Vincenzo Occhionero ha detto...

Partendo dal massimo rispetto per Fabrizio, per le sue opere, per il suo intelletto e per il Breviario di estetica audiovisiva amatoriale,di mio però...da spettatore, da amante di cinema e quant'altro... voglio manifestare il mio dubbio a riguardo. Personalmente non riesco a trovare nulla di sconvolgente nella dichiarazione: "Bisogna cercare di manifestare un atto, l'atto della rappresentazione, non la rappresentazione stessa" in quanto è un'azione che segue la stessa logica dell'azione che si vuole attaccare, solo la direzione è opposta...ma la natura dell'azione rimane quella.Oltre al fatto di essere un pensiero che trova le radici già nei primi del '900 col Surrealismo e poi col teatro negli anni '50 '60...vedi gli happening ed altro. Concordo appieno con l'importanza di voler mostrare l'atto rappresentativo ma non si può nemmeno negare,per me...., il valore della rappresentazione stessa. Il cinema è prima di tutto immagine. Che si parli di amatoriale o "confezionata" non ha importanza in quanto si parla solo di forma mentre l'essenza rimane sempre quella, l'immagine. Non reputo giusto declassare i pensieri global e local a pensierini e lo dice uno che tifa glocal ! Se non si parte dal presupposto che bisogna condividere ed interagire con tutto quello che gia c'è e con quello che in futuro verrà, qualsiasi azione nasca non avrà nulla di diverso con quelle che già ci sono. Se il global esiste...ha una ragione per esistere.Non la si può condividere ma la si deve comprendere. Stessa cosa per il local. E per il glocal...e per quello che c'è, c'è stato e ci sarà.Iniziare a vedere come una strada può coesistere benissimo senza avere la pretesa di sostituire la precedente per poter esistere ed affermarsi.Citando Gueron..l'Essere ha stati molteplici dopodichè, nulla si crea e nulla si distrugge. Su questi due punti-fondamenti, di mio, posso accettare la novità di un'altra idea...che si diversificherà per forma ma che seguirà comunque una sua logica, una sua direzione.è verò che esiste un mercato, soprattutto in Italia che soffoca il cinema ma la radice del problema penso sia altra, non è nell'economia o nella politica (questi sono fattori sempre esistiti...anche e soprattutto durante i fasti del nostro cinema)...la radice del problema è solo nella figura dei produttori e distributori. Se il mercato disegnasse una nicchia anche per il cinema underground, sono sicuro che questo troverebbe il suo pubblico immediatamente e senza problemi. A tal proposito mi piacerebbe segnalare alla vostra attenzione due-tre siti su cui poter trovare dei film scaricabili gratuitamente. Ultimamente, infatti, nella Rete sta fermentando un foltissimo sottobosco di cineasti amatori e non, che con grossi sacrifici riescono a confezionare le loro opere per poi distribuirle gratuitamente. Sono generi differenti che narrano storie differenti con stili differenti...ma tutti sono nati da una necessità e lo dimostra il solo fatto che un gruppo di persone abbia deciso di impiegare gratuitamente la loro "forza lavoro" per un prodotto completamente gratuito.
Questi link :

1) http://www.zeitgeistmovie.com/

film visionabile in streaming anche su

http://video.google.com/videoplay?docid=5547481422995115331&q=zeitgeist&total=1055&start=0&num=10&so=0&type=search&plindex=0

2) www.fleshdolloperetta.com
film di/da periferia collocato in un impreciso futuro italianorwelliano...grottesco come un ciprì e maresco, sporco come un primo abel ferrara

3)www.teo-sofia.com
film "fresco"...una già vecchia tematica che il cinema italiano comunque ancora non decide di trattare...la Rete.

4)www.apotropia.com

5)www.darkresurrection.com

Tutti questi film, possono piacere o no ma tutti mostrasno un intenzione spropositata di voler fare e usare CINEMA.
Questo post è molto superficiale ma è difficile argomentare una risposta ad un pensiero importante come il vostro in un post. Mi riservo dunque la possibilità di poter riaprire l'amichevole dibattito in una qualsiasi altra sede ;P