Liberamente tratto da Pier Paolo Pasolini
articolo di Luca Casadio
La tragedia classica incontra il teatro tradizionale di Bali. Affabulazione di
Pasolini è il tramite che congiunge due diversi mondi e li fa dialogare in modo
poetico e crudele.
Il rapporto tra padre e figlio, centrale nella tragedia classica, si contamina
con il teatro balinese. Il risultato è una messa in scena complessa che riesce
ad evocare la forza della tragedia e l'espressività dei contenuti antropologici
delle diverse culture.
La regia patafisica di Vania Castelfranchi nasce dalla contaminazione tra il
teatro classico e le rappresentazioni tradizionali balinesi. La tragedia greca,
che già Pasolini aveva rivisto alla luce della marginalità della vita delle
periferie romane, si incontra con il teatro di Bali, caratterizzato dall'uso
delle maschere e da una particolare danza; un atteggiamento del corpo specifico
della tradizione indonesiana.
Lo spettacolo è successivo ad un viaggio di studio della compagnia stessa a
Bali, in cui il gruppo teatrale è venuto in contatto con il teatro tradizionale
del luogo e ha svolto nelle scuole un'attività di formazione a favore delle
vittime della pedofilia.
Gli ingredienti di base sono quelli della tragedia: in una famiglia borghese
si consuma uno scontro virile e finale tra padre e figlio, simbolo dell'
alternanza tra le generazioni e tra due diverse epoche della vita. Si
confrontano così, faccia a faccia, la forza e il declino, il ruolo sociale e la
giovinezza, la sessualità e l'impotenza, il potere e la ribellione, la libertà
e i vincoli della famiglia.
La scena è suddivisa sui quattro lati di un quadrato ad evocare: una casa, un
tempio, una scena teatrale, un ring per la lotta dei galli. Disposti lungo i
lati trovano posto i protagonisti della tragedia: i figli, le madri, i padri e
i saggi. Perfino il pubblico viene suddiviso in queste quattro categorie e
posizionato lungo uno di questi quattro vertici. Ognuno secondo la propria
prospettiva.
Lo spettacolo è denso. Complesso. E alterna con gusto e intelligenza squarci
tratti dal testo pasoliniano, riadattato e rivisto per l'occasione, e un lavoro
attento sulla postura e la danza, che ricorda il disequilibrio e lo
sbilanciamento balinese, magistralmente descritto dagli antropologi Gregory
Bateson e Margareth Mead.
In questo scenario, Sofocle dialoga con Pasolini e con le maschere
indonesiane, in una trama complessa che rappresenta quello che il poeta
antillano Èduard Glissant definisce il tuttomondo. Uno spettacolo che rende al
pubblico il valore antropologico del teatro e della rappresentazione. Quasi la
sua sacralità.
Bravi anche gli attori che riescono a calibrare sperimentazione e canone, in
una recitazione mai di scuola, capace di giungere al pubblico.
Ne risulta così un lavoro acuto e stratificato, a volte anche complicato, ma
sempre capace di mostrare, in controluce, tutta la complessità delle vicende
umane e dell'incontro-scontro tra i diversi protagonisti delle vicende, eroi,
personaggi e maschere, ma anche solamente donne, uomini, genitori e figli.
Al Teatro Ygramul, Via M. Nicolai 14
Sul Sito : WWW.FLANERI.COM
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